mi sono tuffata in mare nonostante
l’acqua fosse gelida, perché ho deciso che era l’unico modo per svegliarmi.
ma svegliarmi da cosa?
ho preso a nuotare veloce per non
sentire il freddo, fermandomi ogni tanto per riprendere fiato e non perdere la
rotta.
“ci vuole costanza nella vita, ci
vuole costanza..”
ma perché, babbo, perché?
ad un tratto sulla superficie
acquosa scorgo una coccinella in evidente difficoltà. sulle prime la ignoro, poi
torno indietro e decido di vedere se è ancora viva. con un dito la sollevo. in
effetti si muove ancora, pur non godendo di ottima salute. così riprendo a
nuotare con l’indice fuori dall’acqua per tenerla all’asciutto e riportarla a
riva.
esistono corsi di primo soccorso
per coccinelle?
se sopravvive mi porterà solo
fortuna, o pure di più?
queste ed altre centinaia di
domande mi frullano in testa mentre mi diverto ad inventare tecniche di
galleggiamento ambulante con un dito indisponibile.
in realtà è tutta la mano ad
essere fuori uso.
sì perché il dito non è mica
indipendente.
se prova ad andarsene gli va
dietro tutta la mano.
gli arti non hanno privacy. e non
si sentono mai soli.
ma ne vale la pena?
non lo so. non sembra molto
importante adesso.
mentre arranco divertita in cerca
della terraferma mi chiedo: ma se salvo la coccinella, essa mi sarà
riconoscente? mi giurerà fedeltà eterna? in una parola, diventerà MIA? sono
questioni non facili da affrontare.
bisognerebbe chiederlo alla
piccina, ma non credo avrebbe modo di rispondere.è impegnata in tutt’altro, e
ne ha ben donde.
la verità è che mi arrovello
assai sulla domanda, ma ho poca reattività sulle risposte. forse non sono fatta
per ascoltarle. ho paura. le domande mi incuriosiscono, le risposte mi
terrorizzano.
fatto sta che la piccina sembra
rifiatare. mi sento bene e solidarizzo con i suoi sforzi di restare in vita
nuotando nelle posizioni più strane. e le domande continuano a materializzarsi
a fiotti. a rivoli, a ruscelli. non lo so, immaginate qualsiasi corso d’acqua scorrevole in natura, estraete il
liquido e riempitelo di punti interrogativi.
riuscite a farlo?
benissimo. mi sento esattamente
come il mio dito indice, un po’ meno sola.
sto compiendo un atto eroico,
babbo, mi vedi? puoi essere orgoglioso di me? mi basta un sorriso complice, e
io lo capirò. pur se non ho costanza, non l’ho mai avuta, e non solo perché ti
somiglio, ma perché la parola mi evoca stanzini semibui di impiegati annoiati,
chini sulle loro macchine a digitare sempre le stesse cifre tutte uguali. stanzini
privi di vita. come la mia piccina, che però resiste impavida. sarebbe forse adorabile una vita così? non è che mi
manca la costanza, babbo, semplicemente io NON LA VOGLIO. sono una creativa
razionale. a tratti sognante. spesso cinica. non bado alle convenzioni, e
nemmeno a spese. sono un’artista sui generis. un genio compreso. pure tu mi
comprendi, in fondo. ti conosci ma non ti accetti. manca costanza.
e quali e quante altre donne, di
grazia?
d’un tratto proprio una voce di
donna spezza l’idillio tra me e me: “stai bene?”
è la voce della bagnina di
salvataggio che su segnalazione di altri bagnanti si è gettata in mare a
soccorrermi. mi credevano ferita ad un dito, visto che lo tengo irrigidito
fuori dall’acqua. ferita e dolorante, e magari in procinto di annegare. con
aria distratta alzo la testa e esclamo: “sto bene, stavo salvando una
coccinella. possibile che non ve ne siete accorti?”
complimenti, sembra una favola moderna!!!
RispondiEliminagrazie...è una favola realmente accaduta:)
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