20 giugno 2012

La coccinella


mi sono tuffata in mare nonostante l’acqua fosse gelida, perché ho deciso che era l’unico modo per svegliarmi.
ma svegliarmi da cosa?
ho preso a nuotare veloce per non sentire il freddo, fermandomi ogni tanto per riprendere fiato e non perdere la rotta.
“ci vuole costanza nella vita, ci vuole costanza..”
ma perché, babbo, perché?
ad un tratto sulla superficie acquosa scorgo una coccinella in evidente difficoltà. sulle prime la ignoro, poi torno indietro e decido di vedere se è ancora viva. con un dito la sollevo. in effetti si muove ancora, pur non godendo di ottima salute. così riprendo a nuotare con l’indice fuori dall’acqua per tenerla all’asciutto e riportarla a riva.
esistono corsi di primo soccorso per coccinelle?
se sopravvive mi porterà solo fortuna, o pure di più?
queste ed altre centinaia di domande mi frullano in testa mentre mi diverto ad inventare tecniche di galleggiamento ambulante con un dito indisponibile.
in realtà è tutta la mano ad essere fuori uso.
sì perché il dito non è mica indipendente.
se prova ad andarsene gli va dietro tutta la mano.
gli arti non hanno privacy. e non si sentono mai soli.
ma ne vale la pena?


non lo so. non sembra molto importante adesso.
mentre arranco divertita in cerca della terraferma mi chiedo: ma se salvo la coccinella, essa mi sarà riconoscente? mi giurerà fedeltà eterna? in una parola, diventerà MIA? sono questioni non facili da affrontare.
bisognerebbe chiederlo alla piccina, ma non credo avrebbe modo di rispondere.è impegnata in tutt’altro, e ne ha ben donde.
la verità è che mi arrovello assai sulla domanda, ma ho poca reattività sulle risposte. forse non sono fatta per ascoltarle. ho paura. le domande mi incuriosiscono, le risposte mi terrorizzano.

fatto sta che la piccina sembra rifiatare. mi sento bene e solidarizzo con i suoi sforzi di restare in vita nuotando nelle posizioni più strane. e le domande continuano a materializzarsi a fiotti. a rivoli, a ruscelli. non lo so, immaginate qualsiasi corso d’acqua scorrevole in natura, estraete il liquido e riempitelo di punti interrogativi.
riuscite a farlo?
benissimo. mi sento esattamente come il mio dito indice, un po’ meno sola.

sto compiendo un atto eroico, babbo, mi vedi? puoi essere orgoglioso di me? mi basta un sorriso complice, e io lo capirò. pur se non ho costanza, non l’ho mai avuta, e non solo perché ti somiglio, ma perché la parola mi evoca stanzini semibui di impiegati annoiati, chini sulle loro macchine a digitare sempre le stesse cifre tutte uguali. stanzini privi di vita. come la mia piccina, che però resiste impavida. sarebbe forse adorabile una vita così? non è che mi manca la costanza, babbo, semplicemente io NON LA VOGLIO. sono una creativa razionale. a tratti sognante. spesso cinica. non bado alle convenzioni, e nemmeno a spese. sono un’artista sui generis. un genio compreso. pure tu mi comprendi, in fondo. ti conosci ma non ti accetti. manca costanza.
e quali e quante altre donne, di grazia?
d’un tratto proprio una voce di donna spezza l’idillio tra me e me: “stai bene?”
è la voce della bagnina di salvataggio che su segnalazione di altri bagnanti si è gettata in mare a soccorrermi. mi credevano ferita ad un dito, visto che lo tengo irrigidito fuori dall’acqua. ferita e dolorante, e magari in procinto di annegare. con aria distratta alzo la testa e esclamo: “sto bene, stavo salvando una coccinella. possibile che non ve ne siete accorti?”

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